
Negli ultimi anni, l’Italia ha fatto passi avanti nella vendita di auto elettriche, trainata da incentivi statali, campagne di marketing “zero emissioni” e la corsa a rinnovare flotte urbane con veicoli meno inquinanti. Tuttavia, se guardiamo sotto la superficie, emerge una realtà meno patinata. L’Italia resta ancora un Paese profondamente impreparato sul piano delle infrastrutture di ricarica. E per molti automobilisti, l’esperienza quotidiana di un’auto elettrica può trasformarsi da scelta ecologica a fonte di stress costante. I problemi ricarica auto elettrica è infatti quanto mai presente e fastidioso.
Vendite in crescita, colonnine a rilento= Problemi ricarica auto elettrica
Secondo i dati di Motus-E e ANFIA, nel 2024 le auto completamente elettriche immatricolate in Italia rappresentano circa il 4% del mercato totale corrispondente a circa 62 000 veicoli elettrici. Un numero in aumento rispetto agli anni precedenti, ma ancora molto lontano dalle percentuali di Paesi come la Norvegia (circa 80% di quota di mercato) o la Germania (oltre 18% nel 2024)..
Nel frattempo, le colonnine di ricarica pubbliche in Italia sono circa 50.000, concentrate perlopiù nei centri urbani principali e lungo alcuni tratti autostradali. Tuttavia, non tutte sono funzionanti o ad alta potenza. Molte offrono potenze inferiori a 22 kW, insufficienti per una ricarica davvero rapida, specie per auto con batterie di grande capacità.
In altre parole: il rapporto auto elettriche/colonnine è ancora sbilanciato e questo genera un effetto domino. Più auto elettriche sulle strade, stesse colonnine disponibili = più code, più attese, più malcontento.
Problemi ricarica auto elettrica: Il caso dell’abitante medio in città
Immaginiamo un automobilista tipo:
- Vive in un appartamento in una grande città italiana (Milano, Roma, Napoli).
- Non dispone di box privato né di un posto auto riservato.
- Percorre circa 50 km al giorno per andare e tornare dal lavoro.
Con un’auto elettrica di media autonomia (300-400 km dichiarati), il nostro automobilista dovrebbe ricaricare almeno una volta ogni 4-5 giorni, per stare tranquillo. Ma come?
1️⃣ Non può installare una wallbox nel garage condominiale se non possiede un box personale (un problema diffuso in molte città italiane).
2️⃣ Dipende al 100% dalle colonnine pubbliche, spesso già occupate, mal funzionanti o di bassa potenza.
3️⃣ Deve parcheggiare l’auto vicino a una colonnina e rimanere nei paraggi per non occupare inutilmente lo stallo una volta terminata la ricarica — col rischio di multe.
4️⃣ Rischia di dover ricaricare di notte o in orari scomodi, perché di giorno le colonnine sono più frequentate.
5️⃣ Il tempo di ricarica è comunque lungo, se si parla di colonnine AC lente: da 2 a 8 ore a seconda della batteria e della potenza disponibile.

Il risultato? Tempi morti, stress e poca efficienza
A conti fatti, l’automobilista medio si ritrova:
- A dover pianificare con largo anticipo la ricarica, adattando la vita quotidiana alla disponibilità di un’infrastruttura ancora fragile.
- Temere di restare “a secco” se la colonnina più vicina è guasta o occupata.
- A dipendere da app, mappe e notifiche per monitorare le stazioni di ricarica disponibili, che raramente possono essere prenotate in anticipo.
Per chi utilizza l’auto ogni giorno per lavoro, questo si traduce in una perdita di tempo e flessibilità. Senza contare i costi non trascurabili delle ricariche rapide e la difficoltà di trovare energia sufficiente durante le ore di punta.
Problemi ricarica auto elettrica: Una rete da potenziare
Mentre si spingono incentivi per acquistare veicoli elettrici, l’Italia dovrebbe fare un passo altrettanto deciso per:
- Aumentare il numero di colonnine fast charge e ultra-fast (50 kW e oltre).
- Garantire manutenzione costante ed efficienza operativa.
- Favorire l’installazione di punti di ricarica condominiali o di quartiere per chi non ha garage privato.
- Premiare modelli di ricarica condivisa integrata nei parcheggi pubblici o aziendali.
Conclusione
In sintesi, l’auto elettrica resta un simbolo di transizione energetica e mobilità sostenibile, ma senza un’infrastruttura capillare ed efficiente rischia di diventare più un problema che una soluzione, almeno per l’automobilista urbano medio. Chi vive in appartamento, senza un posto auto privato, sperimenta ogni giorno l’inefficienza di un sistema che corre troppo sul marketing e troppo poco sulla realtà di strade e colonnine.
Puoi leggere i dati ufficiali su autonomia media e infrastruttura nel Rapporto Motus‑E “Facciamo chiarezza”, che registra un’autonomia media di 494 km nel 2024 e un aumento significativo del numero di colonnine.